Osservando da vicino e con una certa continuità, il lavoro di Nino Desirelli, si ha la netta misura di quale sia stata ed sia tuttora la persuasione – quasi la fascinazione – che la pittura astratta esercita sulla mente e sui sensi di chi la pratica. Essa offre la possibilità di dare concretezza ad un tipo di visione non comune; ma soprattutto richiede al pittore uno sforzo continuo nel rendere una giusta armonia ad un tipo di dipinto che si costruisce su se stesso, che ha ritmi e fattezze sue proprie.
Presunzione di creare qualcosa ex novo? Può darsi, ma tale presunzione non puo’ che essere accompagnata dalla consapevolezza che, in quel campo nuovo da esplorare, niente deve essere gettato a caso e nessun gesto deve colorarsi di superficialità.
Nel suo laboratorio situato in una tranquilla borgata cremonese, Desirelli dipinge lucidi vortici elicoidali e a tempo stesso disegna e costruisce aeromodelli. La stessa passione e la stessa cura artigianale lo assistono sia nella composizione dei complessi tracciati cromatici che nella costruzione di linee e congegni aerodinamici. Anzi, si potrebbe trovare più di una coincidenza fra i due aspetti del suo progettare. Qualcosa, nella forma radiante dei suoi dipinti, si accosta alle strutture di una massa d’aria che venga mossa, esagitata, proiettata e spinta dal movimento di un’elica. Verrebbe la tentazione, davvero, di verificare questa sequenza di “ pitture “ d’aria azzurro-bianca sulla base di una descrizione scientifica come quella che parla di “tubi di flusso” generati dal disco dell’elica: di movimenti generatori di energia; di vortici straordinari dell’aria provocati dal funzionamento di questa macchina. Essi sono rappresentabili “prima come un complesso di filetti fluidi non turbolenti – dice un’enciclopedia – paralleli alla direzione del motoe dopo come un sistema turbolento, altamente vorticoso. Un susseguirsi di spinte, di apparenze di velocità, di fasci luminosi che coinvolgono lo spazio intero della tela: tutto questo richiama, quasi per magia, le suggestioni di una tematica meccanica cara ai futuristi. Ma con una differenza: che nella pittura di Desirelli non è più in vista la pesantezza di elementi e di sistemi meccanici. Se mai, sono gli effetti grafici e ottici di qualche moto turbinoso, ellissoidale, che passano e filtrano in un reticolo equivalente, puro e arioso, definito dalla sensibilità degli strumenti e della materia pittorica.
In apparenza, allora, queste sequenze sono frutto di un interesse fantastico e ludico? Può darsi, ma anche per Desirelli, come per altri operatori in linguaggio astratto, esiste un preciso valore etico nel lavoro che ci sia permesso di fare per scelta personale, e nel quale ci si possa esprimere con libertà.Tanto più, se in questo lavoro-gioco l’attenzione del pittore è talmente concentrata da diventare, oltre che appassionato esercizio quotidiano, anche fonte di una partecipazione quasi mistica alla ricerca di equilibri. E tutti da scoprire, giorno per giorno, fra gli elementi imponderabili di un lessico che sta fra scienza e fantasia. E Desirelli è divenuto un esperto costruttore della propria sintassi. Il tempo lungo che egli impiega a tessere la sua grande ragnatela è l’unico che per lui valga. Lo passa infatti spiando le possibili articolazioni delle sue spirali cristalline e mobili; il ritmo di quei moti a vortice che sondano spazi sconosciuti. Il suo lavoro acquista sempre maggior scioltezza.
Si definisce, inoltre, nei suoi significati sottesi, nelle sue tensioni. E in realtà il quadro oggetto di Desirelli ha caratteristiche di inquieta mobilità e lucentezza; esse riflettono in se stesse anche dei commessi risvolti psicologici. Le strutture schioccano nello spazio come intreccio di canapi violenti; disegno e tingono l’aria come fasci di curve di moto, di onde di suono; il loro infittirsi e involgersi danno il segno di una crescita quasi ossessiva. Desirelli non sterilizza, cioè, quel senso di sottile sgomento che ci dà la conoscenza di quelle forze motorie presenti e operanti nello spazio.
Ciò che egli viene proiettando in figura di irretimento senza fine possiede anche il timbro di un travaglio investigativo, di un’ansia di verificare fino a che punto si può nobilitare, attraverso il fragile laccio degli eventi plastico-ottici, la ridda dei fenomeni.
Se le costruzioni aeree, per così dire, della pittura di Desirelli possono essere intese nella scia delle esperienze “optical”, il loro congegnarsi nervoso sembra cercare una diversa dimensione puntando su scontri di strutture, individuando componenti di contrasto, elementi di disturbo. Per quanto riguarda, poi, la particolare colorazione dei dipinti, variata su pochi azzurri, viola, rosa e bianchi, essa costituisce un elemento sostanziane dell’ordito. La sua elaborazione raggiunge nei dipinti recenti una virtualità strettamente relativa ad una concezione di fluidità non pacifica, di una catena accidentata di spinte e controspinte nella materia. E’ un colore che dà una bellezza glaciale.
Alla fine, il dialogo fra questi fasci di luce che invadono la tela sollecitano nel visore l’idea di un viaggio folgorante e ingannevole, finemente minaccioso, fra strutture di un mondo di forze che la scienza definisce con grafici e equazioni; mentre la pittura, apparentemente presa nel clima di una lusinga ipnotica, ricostruisce un’impronta che è memoria ed emozione, segno di equilibrio fra materia e spirito.
Elda Fezzi